Mercoledì 25 maggio

L’arte giapponese dei bonsai deriva dall’arte cinese del Penjing. È una delle tante arti che i giapponesi hanno rubacchiato alla cultura cinese!

Penjing significa scenario in un vaso. Ed infatti è questo l’intento: non solo avere un piccolo albero, ma ricreare un piccolo paesaggio in miniatura. È quindi un plastico non plastico, che tuttavia presenta notevoli quantità di fil di ferro.
Qui ogni rametto è curato con dovizia certosina, piegato, accompagnato, potato… A questi alberelli sono riservate più cure che ai bebè!

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La guida ci dice che, in passato, perdere un bonsai poteva portare la perdita della testa del povero giardiniere… Quindi diciamo che erano abbastanza stimolati a fare bene.

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In tono con l’arte del penjing è anche l’ingresso del giardino, infatti è costruito in modo da essere come una cornice.
Ne approfittiamo anche noi per fare una bella foto ricordo con i nostri compagni di viaggio, visto che tra un paio di giorni le nostre strade si divideranno…

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Nella parte più bassa del giardino c’è quella che viene proposta scherzosamente come la torre di pisa d’Oriente… Una pagoda tutta storta!

Ora ci aspetta un giro in barca per i canali. Passiamo proprio in mezzo alle case, spero che qui siano abituati ad avere gente in cortile!

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Su ogni casa sono appesi fuori dei drappi rossi, chissà cosa significano? Ci siamo dimenticati di chiederlo…

Approdiamo a lato di un ponticello, proprio vicino al mercato del quartiere. È buffo perché alcuni banchetti offrono scene che magari si potevano vedere da noi cent’anni fa, e poco più avanti banchetti con gadget moderni… Una sorta di viaggio nel tempo ! Passiamo vicino a gabbiette con galline vive a cui viene tirato il collo quando vengono vendute, serpenti, spero già morti, tartarughe, galline, rane ed altri animaletti a noi sconosciuti ma che qui vanno alla grande!

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Ma non è finita qui con i giardini di Suzhou… Ne visitiamo ancora uno prima di prendere il treno per Nanchino e non è uno dei treni lumaca che girano dalle nostre parti, ma uno di quelli che raggiungono i trecento all’ora!

C’è un monitor con la velocità attuale così possiamo monitorare, ma non riusciamo a fotografare l’attimo in cui sfora i trecento, oggi va piano. Solo duecentocinquanta all’ora.
Come sugli aerei troviamo delle riviste infilate nel sedile davanti. Peccato siano in cinese ma almeno ci rimangono le vignette e sono vignette molto particolari. Raccontano di come il limite delle nascite abbia causato, col tempo, un’insana distribuzione della popolazione che prevede magari un solo figlio con alle spalle due genitori e sette zii… Ai tempi di Mao infatti, non solo non era prevista una limitazione delle nascite ma addirittura la popolazione era incoraggiata a far figli! Capitava spesso che una famiglia avesse dieci figli ed ognuno di questi contribuiva al bilancio familiare. Con la limitazione delle nascite il rapporto si è invertito e, contando che in Cina, per fare spazio a tutti, si va in pensione anche a 45 anni, la situazione è critica per molti. Tutto questo ci viene raccontato dalla nostra guida che ha più o meno la nostra età, una moglie ma ancora nessun bimbo. Ed è guida del terzo viaggio organizzato consecutivo…

Arriviamo a Nanchino! Questa era l’antica capitale della Cina e ha conservato le antiche mura a differenza di Pechino che le ha distrutte in nome del traffico, che peccato!

Qui in Cina sono rarissime le statue di Mao, ma forse ha resistito la più grande, all’interno del ponte sullo Yangtze, costruito in effetti proprio da Mao, a due piani e lunghissimo.

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Arrivati in albergo ci aspetta una sorta di pianista sull’oceano… Una tizia che suona galleggiando sul laghetto interno all’albergo, proprio di fianco alla reception 🙂

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Dopo aver fatto tutte le foto che questo spettacolo meritava, scendiamo nel centro per scoprire che il kitsch forse è stato proprio inventato qui e diventa la specialità del posto. Sulle rive del canale che passa in mezzo alla città infatti è posto un enorme drago luccicante che di sera fa un certo effetto. Ci viene da pensare che i cinesi siano abituati da millenni ad appendere in giro cose sbrilluccicanti e dai colori accesi ma che l’avvento dell’elettricità, del neon e della plastica non abbia giovato per niente alla bellezza delle decorazioni… Poco distante, infatti c’è un albero senza cose troppo moderne ma con le foglie dorate ad arte e pieno di preghiere affidate a drappi rossi. Questo si che è piacevole da vedere!

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Poi vediamo il tempio di Confucio e decidiamo, insieme ad un’altra coppia del viaggio di visitarlo. Grande idea! Il tempio di sera è molto suggestivo, sarà che è illuminato da candele, ma sembra di entrare in un altra epoca. Poco distante dall’entrata ci sono un gong ed una campana… Con un obolo si può provare l’ebbrezza di suonarli, così non ci facciamo mancare anche questa piccola soddisfazione.

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