L’esercito di terracotta

Ci svegliamo in un paesaggio da Matrix, la finestra della nostra stanza si apre su un panorama di grattacieli grigi che non fanno fatica a mimetizzarsi in un cielo ancora più grigio, ma non si tratta di ordinati uffici, queste sono abitazioni. Il palazzo, pardon , grattacielo a fianco a noi è talmente “a fianco” che riusciamo a vedere un tizio in cucina che si prepara la colazione …

Nonostante il centro di Sci-àn non dia l’idea di essere in un una città antichissima, una delle attrazioni situate nei suoi dintorni è anche una delle costruzioni più conosciute, grandiose ed enigmatiche della Cina: l’esercito di terracotta.


Come tanti altri reggenti, al trono per diritto divino e discendenza, gli imperatori cinesi peccavano giusto un pochino in manie di grandezza. Qin Shi Huang, che era riuscito a riunire sotto il suo dominio un regno ancora più grande di quello di suo padre, pensò di avere bisogno di una muraglia che proteggesse questo impero e di una tomba che in qualche modo lo riproducesse. Tanto i cinesi erano un sacco di gente anche allora e probabilmente non si preoccupò molto di aver letteralmente ucciso di lavoro un terzo della sua popolazione …

E fortuna che non ha seguito le orme dei suoi antenati che, invece di fare statue per le loro tombe, facevano seppellire insieme a loro guardie e personale ancora vivo …

L’esercito è stato scoperto solo negli anni settanta da qualche contadino che, scavando, ha trovato le prime statue. Sentendo una storia del genere dall’Europa, si può pensare che il contadino sia stato veramente ma veramente fortunato ad imbattersi in una scoperta così sensazionale, ma venendo direttamente sul posto ci si rende conto che forse c’è qualcosa che non sappiamo, perché la tomba non era poi così nascosta. Ci sono un sacco di collinette dalla forma troppo geometrica per essere naturali ed inoltre ce ne sono un po’ sparpagliate per tutta la regione perché Qin Shi Huang è stato il più esagerato, ma tombe del genere se le facevano fare un po’ tutti gli imperatori. Così in realtà si può supporre che i cinesi fossero avvezzi a queste collinette, così come lo erano i briganti che le hanno saccheggiate …

Oggi le statue visibili sono solo una minima parte di quelle presenti, nonostante la stanza con le file di soldati ordinati sia già impressionante da sola … Rimangono da scavare tutta un’altra serie di statue, non solo fanti e arcieri, ma anche cavalleria, ufficiali, la scorta dell’imperatore, i dignitari … Tutti a circondare quella che è la tomba. Si, perché l’esercito di terracotta è soltanto la punta dell’iceberg, la ciliegina sulla torta, il cartellone illustrativo al di fuori di una mostra. Il vero centro dell’opera è la tomba stessa che non è ancora stata disseppellita. E’ così profonda che si estende per tre livelli di falde acquifere e si narra che sia bellissima … Dovrebbe essere una rappresentazione della Cina dell’epoca, con due fiumi di mercurio (!!!) che rappresentano il fiume giallo ed il fiume azzurro, ed una volta celeste ricoperta di perle e diamanti per fare le stelle. Nessuno è mai entrato all’interno della tomba (a parte forse i tombaroli) ma sono stati fatti dei rilevamenti dai quali risulta una grande quantità di mercurio sottoterra, così gli archeologi sono convinti che li sotto ci sia veramente ciò di cui si racconta, ma hanno ancora troppa paura di rovinare tutto al loro ingresso …

Vorrà dire che quando si sentiranno pronti ad aprire anche questa meraviglia dovremo riprogrammare un altro viaggio in Cina!

Come ogni altra visita, una volta completato il giro dei siti archeologici aperti sull’esercito, ci avviamo verso la fabbrica di terracotta. Forse qui avremmo dovuto imparare il suono che fa una biccellata contro un vaso di terracotta, perché nel seguito della vacanza tutti i venditori si ostineranno a farcelo sentire come prova di autenticità dei loro oggetti … Bah…

La tentazione è forte e prendiamo una statua formato attacchino da frigo, lasciando quelle più grosse (dimensione naturale) a chi ha più spazio in valigia, o forse un jet personale che li riporterà a casa.

All’interno della fabbrica però ci sono cose più interessanti delle terrecotte: i paravento di legno laccati. Stupendi. Queste si che sono bellissime opere di artigianato, paraventi in legno con un centinaio di mani di lacca, ornati con figure di giada di tutti i colori … Ma anche qui ci vorrebbe una valigia più grossa e forse anche una casa più in stile cinese. Così su due piedi direi che alla nostra manca almeno un laghetto con le ninfee, poi forse si potrebbe parlare di paravento laccati.

Torniamo in albergo nel tardo pomeriggio, ma ci aspettano ancora tre delle cose più caratteristiche della Cina. Prima fra tutte, ma forse la peggiore, è il traffico. Dall’albergo al ristorante ci sono solo 5 minuti di macchina, ma piove e probabilmente ad un incrocio si è formato un incastro di macchine alla Tetris che trasforma la trasferta in un viaggio di 40 minuti … tanto che, nonostante la pioggia battente, decidiamo di abbandonare la nave che affonda e percorrere i 100 metri che ci separano ancora dal ristorante a piedi.

Appena entrati, scoli, scopriamo che nel ristorante c’è anche un teatro e che, dopo la cena, possiamo vedere balli e danze tipiche … Dopo un breve concilio con i nostri compagni di viaggio decidiamo che dopotutto “chissà se torneremo mai a Xi-àn” e accettiamo.

Al tavolo ci viene portata una serie di ottimi ravioli, la specialità della città. Ce ne sono di tutti i tipi e tutte le forme: alla zucca con la forma di zucca, di pesce a forma di pesce, fino ad arrivare a quelli pescati a sorte dal calderone, più ne peschi, più sei fortunato

L’unica pecca in tutto questo andirivieni di ravioli è stata l’eccessiva velocità, che non ci ha fatto gustare con calma ogni variazione sul tema. Il punto è che l’hanno fatto apposta per non farci perdere l’inizio dello spettacolo!
Devo dire che non mi aspettavo tantissimo, invece ci hanno sorpreso positivamente con danze leggiadre, abiti dalle maniche lunghissime fatti volteggiare come nastri e siparietti comici … Mi sono messa a fare un milione di foto fino a che la mia macchina non ha detto basta … e si è rifiutata di proseguire … E’ così che mi ripaga? Quante padrone l’avrebbero portata a fare foto in Cina? Non c’è più rispetto per i poveri fotografi …

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